OVERTRAINING SINDROME | MC2 SportWay

OVERTRAINING SINDROME

Overtraining Sindrome (Sindrome da sport compulsivo)

Spesso e volentieri i mass media informano su quanto sia positivo e utile praticare un’attività sportiva. Ogni anno vi è un incremento di corsi di fitness e di aperture di nuovi centri sportivi.

Da sempre lo sport viene descritto come un metodo naturale di supporto alla salute, sia in ottica preventiva che di intervento contro problematiche psicologiche, fisiche e sociali.

Lo sport comporta dei rischi?

Come accade anche per altre esperienza della nostra vita, il rischio è sempre dietro l’angolo, ovvero si può ottenere l’effetto contrario, che ovviamente non è quello che ci si augura quando ci si avvicina ad una pratica sportiva.

Queste situazioni sono definite sovrallenamento, oppure in casi ancora più estremi si parla Overtraining sindrome (Sindrome da sport compulsivo), cioè quella condizione fisiologica di squilibrio che deriva da sforzi fisici intensi e troppo ravvicinati che non permettono all’organismo un recupero energetico e neurobiologico e quindi la possibilità di smaltire lo sforzo, ricaricandosi a livello fisico e psicologico (Cascua S, 2004).

In tali circostanze lo sport perde il valore di attività piacevole, di essere un momento personale in cui è possibile mantenersi in forma e di eliminare le tensioni quotidiane, bensì si tramuta in un’ossessione, fino ad assumere i tratti di una dipendenza.

Da alcuni studi emerge che come avviene per le altre tipologie di dipendenza (alcol, sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo, ecc.) ugualmente la dipendenza dallo sport è contraddistinta da una sintomatologia ben definita. Si tratta di una sintomatologia non connessa unicamente con il tempo che viene impiegato nella pratica sportiva, bensì inoltre di ricadute in negativo sulla vita familiare, sociale e professionale dell’individuo.

Le aree che subiscono maggiori ricadute negative sono quelle psicofisiche e comportamentali.

Nell’area sportiva si comincia a non decodificare correttamente i segnali inviati dal corpo. Per esempio l’affaticamento fisico è percepito come un limite da superare e non come un segnale di allarme. Nei casi più complessi possono comparire anche sintomi di astinenza sportiva, come per esempio disturbi del sonno, tachicardie, ansia generalizzata.

Come se ciò non fosse sufficiente le persone affette da Overtraining preferiscono allenarsi in condizioni climatiche estreme (es. alte temperature e sotto il sole). Non sono così infrequenti anche disturbi alimentari (bulimia, anoressia) o diverse condotte per il controllo alimentare con diete e eccessivo utilizzo di integratori alimentari.

Purtroppo tali comportamenti stanno prendendo sempre più piede.

La consueta presenza di bulimia e anoressia connesse alla dipendenza alla pratica sportiva e potenziate dalle medesime ragioni di controllo del peso e dell’aspetto fisico sono presenti in particolare nelle donne.

Negli uomini le ragioni alla base della dipendenza alla pratica sportiva, se connesse al controllo dell’immagine del proprio corpo, portano a “galla” il problema di quella che viene definita anoressia inversa, ciòè quel timore patologico, che si ritrova frequentemente in chi pratica body building, di diventare troppo magri, e sottosviluppati a livello muscolare.

In entrambi i generi sessuali il punto di incontro riguarda l’esistenza di un comportamento di ipercontrollo dell’alimentazione unito alla dipendenza da allenamento.

Lo sport come droga

Come è accaduto per lo studio delle altre forme di dipendenza anche per lo sport sono state svolte numerose ricerche. Tanti studi hanno tentato di definire quali meccanismi neurobiologici sono coinvolti nel mutamento dello sport in un farmaco che può facilitare, in giuste quantità, a superare disagi psicologici cronici su base organica come depressione ed ansia, bensì che può essere inoltre una droga in grado di causare piacere, come anche far vivere sintomi di astinenza fisica.

Si trovano similitudini con gli oppioidi esogeni, come eroina e morfina, perché anche la pratica sportiva è in grado di attivare la disponibilità della dopamina e delle endorfine che sono sostanze chimiche endogene del cervello.

Pertanto l’ipotesi che ne era conseguita è che lo sport, in particolar modo quello aerobico, può essere in grado di attivare la dipendenza grazie alla sua capacità di rinforzare l’alta disponibilità di tali sostanze di cui il cervello legge la mancanza per mezzo dei sintomi dell’astinenza.

La dipendenza nello sport è diversa da quella per le sostanza stupefacenti, proprio perché queste ultime sono socialmente non accettate. Nel caso dello sport compulsivo la dipendenza che si viene a creare è per qualcosa che la stessa società reputa come salutare e positiva. Questo rende ancor più difficile per la persona accorgersi che qualcosa non va più come prima. Come succede anche per le altre forme di dipendenza l’individuo non sempre è in grado da solo di accorgersi di avere un problema e vivere un disagio. Perciò è fondamentale che chi è vicino a loro dedichi molta attenzione ai cambiamenti negli stili di vita.

Quali sono gli sport più rischiosi per l’Overtraining?

Sono stati distinti alcuni sport che, maggiormente ad altri, possono facilitare lo sviluppo della Overtraining sindrome. Ad esempio ciclismo, body building, nuoto, corsa. Come ovvio, per quanto non tutti gli sportivi che praticano questi sport manifestano una sindrome da Overtraining, gli ultimi studi in proposito hanno messo in luce come le peculiarità proprie di queste attività sportive connesse a particolari personalità votate al perfezionismo o alla ricerca di un ottimo livello di autostima, agevolino il manifestarsi del problema. Sono sport aerobici individuali nei quali è necessario impegno, concentrazione, forza, esercizio e molta costanza.

Quali fattori possono far insorgere l’Overtraining?

Da un punto di vista psicologico, l’Overtraining sindrome può essere causata da diversi fattori, fra i quali:precedenti performance negative che non sono state affrontate in modo adeguato ed elaborate, non perfetta gestione di ansia e stress, aspettative elevate, mancanza di analisi ed interpretazione del profilo emozionale dell’atleta, uso di self talk negativo che pone l’attenzione su ciò che è assente piuttosto che sulle risorse presenti nell’atleta, propensione a rimuginare.

Si può prevenire l’Overtraining?

La prevenzione come sempre può essere un buono strumento oltre che un ottimo alleato.

La psicologia dello sport dimostra che per un atleta sono fondamentali gli obiettivi da porsi, ma questi da soli non bastano, occorre tenere sempre ben presenti i limiti. Questo non vuol dire arrendersi, tutt’altro.

Per prima cosa gli obiettivi devono sempre essere realistici e ben calibrati sulla base del livello di allenamento. Porsi obiettivi irraggiungibili è molto rischioso, perché nel caso questi non vengano raggiunti, si può andare incontro a rabbia e frustrazione per non essere stati in grado di raggiungere tali traguardi.

E’ vero che nell’allenamento è fondamentale la costanza, bensì è in altro modo utile anche il procedere per gradi, rispettando le tempistiche e i limiti del proprio corpo. Pertanto è importantissimo il ruolo giocato dal recupero dopo un allenamento, questo aiuta anche a conoscersi meglio e a rispettare sé stessi.

Nelle situazioni di Overtraining, di frequente, il primo intervento prevede la riduzione o la sospensione dell’attività fisica. Questo è utile per permettere il pieno recupero a livello fisico. Parallelamente è necessario intervenire anche sul versante psicologico per comprendere il modo in cui l’atleta percepisce sé stessa e il proprio corpo, quale significato e importanza riveste lo sport per quella persona, sia a livello sociale che individuale. E’ per tale ragione che questo tipo di intervento deve per prima cosa puntare a ridare il giusto posto al corpo, aiutando a trovare nuovamente il proprio ritmo e le potenzialità dell’organismo per mezzo del recupero del significato più vero e puro dello sport: quello di permettere la positiva espressione del più autentico e profondo Sé, inoltre attraverso la propria immagine esteriore.

Come si interviene per superare l’Overtraining?

L’Overtraining si palesa quando il sovraffaticamento generale avvertito unicamente in alcune zone del corpo, non viene sin da subito affrontata sia a livello fisico che mentale.

L’utilizzo di tecniche di rilassamento che possono stimolare la consapevolezza dello sportivo circa la sensazioni corporee e emotive che accompagnano lo stato di affaticamento eccessivo, è in grado, quindi, di stimolare il riposo psicologico ed il recupero del benessere psico-fisico dell’atleta agendo contro lo stress.

Inoltre un buon intervento può essere in grado di aiutare a realizzare che, per quanto lo sport sia fondamentale e utile, vi sono anche altri aspetti nella vita che lo sono ugualmente come: la famiglia, il lavoro, le relazioni sociali ecc.

Dott. Stefano Becagli
Psicologo dello sport